E' un secolo che piove in questo buco di città gonfia di rimpianti e di arroganza stupida. Anche tu in ostaggio, di una lunga redenzione ti offro il mio coraggio, ma questo viaggio tocca a te!
E' un biglietto per le stelle quello lì davanti a te, cambierai la pelle, ma resta speciale, non ti buttare via! In questo inferno di ombre piatte, in questo vecchio luna park, resta ribelle, non ti buttare via
Prendi una chitarra e qualche dose di follìa, come una mitraglia, sputa fuoco e poesia. L'arma è a doppio taglio: ti potrai ferire un po', non avrai un appiglio ma stai sveglio, tocca a te!
E' un biglietto per le stelle quello lì davanti a te, cambierai la pelle, ma resta speciale non ti buttare via! In questo inferno di ombre piatte, in questo vecchio luna park, resta ribelle, non ti buttare via.
Sì! Yeah!
E' il tuo biglietto per le stelle quello lì davanti a te! Ne vedrai di belle ma resta speciale, non ti buttare via! Avrai clessidre senza sabbia e reti per le acrobazie, resta ribelle, non ti buttare via!
Volerai. Lontano, lontano. Tutto è in movimento, tra pause e mutamento, crisi e rivoluzione, sarà la tua canzone! Perchè tutto è in movimento, tra pause e mutamento, crisi e rivoluzione, sarà la tua canzone. La tua canzone.
Ogni tanto succede. Un liceale in vacanza, a passeggio sul lungomare di qualche cittadina ligure, incrocia lo sguardo di una coetanea. Lui è un Eugenio di Cusano Milanino, lei un’Ofelia di Rivalta Torinese. Insieme sono una storia d’amore, la prima per entrambi. Ma le vacanze finiscono, le famiglie e le distanze stemperano gli entusiasmi, le comunicazioni rigorosamente cartacee (siamo negli Anni 50), che celano i messaggi di passione sotto i francobolli, col tempo si diradano. Eugenio e Ofelia si perdono, trovano i compagni delle loro vite e costruiscono famiglie resistenti. Passa mezzo secolo, anche di più, e i fidanzati dell’adolescenza sono diventati due vedovi anziani. Ofelia incontra casualmente un vecchio vicino di casa che è tuttora in contatto con Eugenio. Dopo qualche giorno, a casa di Ofelia suona il telefono: «Ciao… (la chiama con un diminutivo che solo loro conoscono e che dopo sessant’anni non hanno dimenticato). Mi vuoi sposare?». Sabato 14 settembre, nella chiesa di Gignese sul Lago Maggiore, l’ingegnere Eugenio Griziotti e la signora Ofelia Filip, presidente onoraria di un’associazione benefica dal nome profetico di Amar, si sono uniti in matrimonio. Non a tutti è concesso di ritrovare il primo amore perduto. Ma tutti hanno un sogno o un talento coltivato negli anni della giovinezza e poi messo da parte per tanti motivi. Eugenio e Ofelia sembrano volerci dire che ogni desiderio negato, purché profondo, è ancora vivo, e che lo si può realizzare finché si è vivi. Forse si comincia a morire proprio quando si smette di credere che quel che solo ogni tanto succede potrebbe succedere sempre.